La Chiesa della “Madonna della strada” ed il piazzale antistante ha accolto l’evento.
E’ stato un incontro in un luogo che nella storia ha visto il migrare dei popoli, barriera nel tempo con chiusure ed aperture.
Oltre le relazioni, testimonianze e riflessioni significativi i numerosi gesti comunitari, a proporre interventi politici che diano risposte concrete al dramma dei profughi che fuggono da fame , miseria e da guerre di cui, vendendo armi, ne portiamo la responsabilità.
Ecco i gesti simbolici:
un piccolo ponte di pietre di un muro distrutto; la Croce con il legno dei barconi di Lampedusa; un salvagente; colombe di filo di ferro liberate da una rete metallica; un passaporto con parole di Papa Francesco ed Alex Langher distribuito ai presenti.
E poi a Telves di Vipiteno sulla tomba di Langher il canto Whe shall overcome, la comune riflessione e preghiera ha ribadito la necessità di diventare esploratori di frontiere e costruttori di ponti per un nuovo umanesimo solidale a riscatto della dignità umana.
L’amico Vincenzo Passerini ha iniziato la relazione con queste strofe del “Canto degli emigranti”, tedeschi e italiani che nell’800 attraversavano l’Oceano verso la loro terra promessa.
“Vestiti di stracci in grandi greggi,
noi, carichi di un incredibile dolore,
ci recammo nella terra grande e lontana.
Alcuni di noi affogarono davvero.
Alcuni di noi morirono davvero di stenti.
Ma per ogni dieci che morirono,
un migliaio sopravvisse e tenne duro.
Meglio affogare nell’oceano che essere
strangolati dalla miseria.
Meglio ingannarsi da sé,
che essere ingannati dai lupi.
Meglio morire a modo nostro che essere
peggio delle bestie”.
Ho fatto memoria con i presenti dell’amico Gian Maria Testa, che da poco ci ha lasciato.
Ad ogni nostro incontro in varie parte d’Italia si parlava del temi che più lo angosciavano e lo coinvolgevano: la dolorosa drammatica emigrazione che spesso si concludeva in tragedia. Ne analizzava con competenza le cause e non era disposto ad accettare giustificazioni al rifiuto, al respingimento.
Il suo libro-testamento Da questa parte del mare, è uno struggente viaggio sulle migrazioni umane. Così ha cantato
Sono arrivati che faceva giorno
uomini e donne all'altipiano
col passo lento, silenzioso, accorto
dei seminatori di grano.
E hanno cercato quello che non c'era
fra la discarica e la ferrovia.
E hanno cercato quello che non c'era,
dietro i binocoli della polizia
e hanno piegato le mani e gli occhi al vento
prima di andare via.
Fino alla strada e con la notte intorno
sono arrivati dall'altipiano
uomini e donne con lo sguardo assorto
dei seminatori di grano.
E hanno lasciato quello che non c'era
alla discarica e alla ferrovia.
E hanno lasciato quello che non c'era
agli occhi liquidi della polizia
e hanno disteso le mani contro il vento
che li portava via.