
Il 18 Maggio del 1998 il maggior poeta italiano della generazione post Montale (fu candidato al Nobel) mi scrisse una lettera entro la quale infilò una cartolina, in bianco e nero, di uno scorcio di Pieve di Soligo, il suo paese del trevisano da cui di fatto mai si è allontanato.
Era accaduto che un giorno a Padova ricordando il comune amico David Maria Turoldo gli dissi che avevo registrato in una audiocassetta una sua “impetuosa” conferenza. Scrivendogli poi per altri motivi ne feci cenno di nuovo.
Ebbene nella cartolina mi ricordava : “ quella cassetta di cui mi hai parlato sarebbe per me del massimo interesse, un prezioso ricordo del carissimo Davide. Bisognerà che ci sentiamo al telefono…”
Ma non è questo il motivo principale per cui ne scrivo.
E’ la drammatica attualità della distruzione dell’ Italia che mi fa meditare e ricordare con riconoscenza come Zanzotto abbia molto lottato con alto impegno civile, e quindi morale, per la tutela dell’ambiente, la difesa del paesaggio, la salvaguardia del patrimonio artistico e per il rinnovo delle memorie storiche della nazione.
Spesso, angosciato, diceva: “Dal paesaggio ricevevo una forza di bellezza e tranquillità. Ecco perché la distruzione del paesaggio è stata per me un lutto terribile».
La frase iniziale nel retro della cartolina è “ Questa vecchia cartolina è tanto più vera quanto più oggi è falsa! ”
Era il Maggio derl 1998. E' stata accorata profetica denuncia.
È metafora dell’intero territorio del “bel paese” devastato, per cui mentre in passato era un paese “vero” oggi dopo decenni di “interventi”, “valorizzazione”, incuria, speculazione, corruzione, è un paese “falso”!
Sì falso!