Prima della sua relazione, gli è stato rilasciato un pubblico riconoscimento “per il suo esempio vivente di chi per amore di verità mette a repentaglio anche la propria vita per non rinunciare ai messaggi educativi del quale è portatore”. Un ringraziamento per la sua pluridecennale lezione di vita e di coraggio.
Nella sua intensa relazione dal titolo: “Così si sconfigge la mafia” ha esplicitato il suo pensiero che si può sintetizzare nell’invito ad «Investire in cultura, in informazione, in percorsi educativi. La mafia ha sempre temuto tutto questo».
Don Luigi il fondatore del Gruppo Abele, dell'associazione Libera, è da sempre impegnato nella lotta alle mafie di ogni tipo che imperversano in Italia, minacciato tanto che le Procure lo definiscono “ l'uomo più a rischio d' Italia “.
Il commosso racconto della morte della giovane Melissa, dei sacrifici dei giudici Falcone e Borsellino, ma anche di Don Giuseppe Diana, don Pino Puglisi e di tantissimi altri uccisi per il loro costante impegno nella lotta alla criminalità organizzata, ha profondamente emozionato la sala gremita.
Ha toccato molti punti. Ha invocato che il Parlamento semplifichi le procedure di confisca ai mafiosi dei beni che affidati a giovani possono così compiere un'esperienza di lavoro e di impegno civile encomiabile.
Di recente alle minacce dal carcere di Totò Riina rispose: “ la confisca dei beni, é un doppio affronto per la mafia, come anche le parole di Riina confermano.
Quei beni restituiti a uso sociale segnano un meno nei bilanci delle mafie e un più in quelli della cultura, del lavoro, della dignità che non si piega alle prepotenze e alle scorciatoie - prosegue Ciotti -. Lo stesso vale per la corruzione, che è l'incubatrice delle mafie. C'è una mentalità che dobbiamo sradicare, quella della mafiosità, dei patti sottobanco, dall'intrallazzo in guanti bianchi, dalla disonestà condita da buone maniere. La corruzione sta mangiando il nostro Paese, le nostre speranze! Corrotti e corruttori si danno manforte per minimizzare o perfino negare il reato. Ai loro occhi è un'azione senza colpevoli e dunque senza vittime, invece la vittima c'è, eccome: è la società, siamo tutti noi. Per me l'impegno contro la mafia é da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una 'fame e sete di giustizia' che va vissuta a partire da qui, da questo mondo".
Citando l’ opinione di Antonino Caponnetto ha sostenuto che la mafia teme di più la cultura e gli studenti della giustizia: “ l'istruzione taglia l'erba sotto i piedi alla cultura mafiosa”.
“Ecco allora la necessità di percorsi educativi, della conoscenza, della cultura che è anche il termometro della democrazia del nostro paese. E per queste finalità si deve investire. La mafia ha sempre temuto tutto questo».
Don Ciotti indica spesso quali devono essere i punti di riferimento.
«Personalmente ne ho due: il Vangelo e la Costituzione. Tutti e due parlano di giustizia. Nel vangelo di Matteo c'è un passo che dice: cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia. Nelle beatitudini si parla di fame e di sete di giustizia. Ma la nostra Costituzione ci parla di dignità, di giustizia e di uguaglianza».
Dopo coraggiosa denuncia ha incoraggiato all’azione contro la criminalità ma anche all’impegno per la diffusione della cultura della legalità sotto ogni forma.
Ha ricordato le profetiche parole che il cardinale Carlo Maria Martini pronunciò nell’omelia nel 1984 nel Duomo di Milano. Quando profeticamente parlò della corruzione “bianca” come una forma di peste.
“La corruzione "bianca" è quella che si insinua nella gestione sconsiderata del denaro altrui, nelle scorrettezze amministrative di ogni genere, nella facilità allo sperpero dei beni che sono di tutti, nelle diverse forme di corruzione politica, di favoritismi o di clientele, di distribuzione ingiusta di "situazione di privilegi", di evasione di gravi doveri civici" .
Ed ora a margine una nota personale: a fine serata in una saletta abbiamo condiviso, da vecchi amici, alcune idee.
E’ stata occasione per fare memoria ( anche rievocando gustosi aneddoti) di comuni amici che purtroppo ci hanno lasciato, Ernesto Balducci, Camillo De Piaz, David Maria Turoldo, Don Tonino Bello, ecc.
E per “festeggiare” una coincidenza che ci accomuna nel giorno di San Martino: Don Luigi, nel 1972, la sua ordinazione sacerdotale, io la mia “lontana” nascita.
Con un abbraccio ed una stretta forte di mano ci siamo augurati: giorni migliori!