Oggi La Chiesa fa memoria di Ignazio di Loyola.
Da sempre sono legato a questo Uomo di Dio ed alla Compagnia da lui fondata, i Gesuiti. Con loro ho un debito di riconoscenza incommensurabile.
Sono stato in qualche modo “gesuiticamente segnato” dalle origini: nato infatti a Colorno a pochi passi dalla Casa e Chiesa di Santo Stefano, prima sede del Noviziato aperto da Giuseppe Pignatelli il “ restauratore della Compagnia di Gesù in Italia”, dopo la soppressione; e a pochi metri dall’ospedale, il lazzaretto, dove a spalle portava i colerosi.
Quando ho aperto gli occhi è certo che ho visto quelle strutture.
Sul sagrato della Chiesa negli anni dell'infanzia in “quell'aura gesuitica” ho passato le ore migliori, inutilmente reclamato dai miei di rincasare per i compiti, per cenare, per il buio.....per andare a dormire…E' in quegli spazi che si è consolidata la mia pervicace disobbedienza, è lì che è maturata la mia indisciplina, il mio disordine, il mio vagabondaggio, ma anche la mia libertà. Il complesso di Chiesa e Noviziato è sulla sponda del torrente Parma. E’ quindi tra “ Pieve ed argine” , ( titolo di Mazzolariana memoria ) che mi sono formato……. o deformato.
Assicuro che le sassate e le frecce ( ferri di ombrelli, raggi di bicicletta ) tirate con l’arco che hanno magistralmente centrato le “zucche” dei coetanei della riva opposta sono stati i miei fioretti più praticati e non solo nel mese di Maggio , ma per tutto l'anno...
Sorrido all’idea del rigore del “riformatore” e del mio essere scapestrato….Un novizio Nicola Grassi racconta che “ il Pignatelli indicava le mortificazioni a tavola e quelle private , distribuiva la disciplina mostrando modo e tempo di usarla, come pure la catenella… introdusse l’intero metodo giornaliero del novizio gesuita: meditazione, lettura spirituale, esame di coscienza, lavoro manuale, servizio di cucina umiliazioni in refettorio. Mandava nelle case dei contadini con i giumenti per la questua i novizii che riportavano legna , sassi, e calcina per fabbricare in vista di tutti un porcile e sopra ad esso un pollaio e lavavano i piatti quasi in pubblico.”
A pochi chilometri dal mio natio borgo selvaggio è nato un altro Gesuita, Antonio Criminali, dal cognome inquietante, in realtà uomo di buoni costumi , esempio di virtù cristiane e di coraggio di fronte alla morte. Ha il non invidiabile primato di essere primo martire della Compagnia di Gesù.
Esattamente 400 anni prima della data del mio genetliaco (1539 – 1939) i compagni di s. Ignazio giunsero a Parma. L’ amico Mario Castelli in un suo agile libretto “ I Gesuiti a Parma” annota che papa Pio IV dice che la città era “ come un bosco de baccano, tanti homicidi furti e saxinamenti sono fatti”.
E poi la mia permanenza per il Ginnasio al Collegio Cesare Arici a Brescia, la Lega Missionaria Studenti, la colonia a Moneglia, dove padre Peraz e Crepaz mi hanno vigilato.. nuotando a fianco al largo in mare aperto oltre la scogliera……
Gli esercizii ignaziani a Triuggio allora dettati da P. Gaetano Bisol, che ci parlava di Giovanni Papini, e della questione suscitata dal suo famoso libro “Il diavolo”.
L’Antonianum a Padova, il coro Tre Pini, e tutte le attività della Scuola di Religione.
Il soggiorno ospite del Biblicum di Gerusalemme,
Gli esercizii in terra Santa con i Gesuiti.
Le innumerevoli residenze che mi hanno ospitato o per amicizia o per gli esercizii ( dalle varie case di Roma, all’Antonianum a Padova, a Roncovero, a Gressoney, San Fedele ed il Leone XIII a Milano, Villa Feleit a Bormio, Passo di Carezza, Trieste, Gorizia, Genova, Torino, Reggio Emilia, ( dove allora era P. Gardin , tornato dalla prigionia in Albania), Modena (la comunità di Remo Sartori), Lonigo, Varese, Torino, Bassano, Ravenna, Bergamo, Livorno, Follonica, Pescara, Gallarate, i vari Noviziati……. ).
Capitolo a parte meriterebbe la residenza a Parma e la Chiesa di san Rocco, vicino all’Università, La comunità è stata per anni la mia seconda casa. Come posso dimenticare il “Belumat” Tomaso De Barba?
E l’amicizia pluridecennale con Mario Castelli ed i preti operai?
I “Te Deum” al Gesù a Roma , dove ho avuto il dono di incontrare e parlare con il P. Arrupe.
Le sistematiche visite e soggiorni “eremitici” ad Agrate Conturbia nel Novarese da p. Ignazio Fontana.
L’ elenco degli innumerevoli fratelli e padri conosciuti, quasi tutti amici indimenticabili, è infinito.
Mi balza un ricordo: in un aeroporto di una città del medio Oriente, mentre impazienti aspettiamo l’arrivo dell' aereo, incontro Padre Vozza allora Preposito Generale che ell’attesa di imbarcarsi recitava il breviario: gli chiedo di confessarmi, contando sulla fretta…. per l’assoluzione….
Mi sovvengo della fittissima corrispondenza avuta per anni con i Missionari in Brasile ( Pa Cimiero ed altri ex dell’ Arici), in Ciad ( “Benve” Mendeni ) e con altri Padri sparsi in giro: la custodisco gelosamente
E poi chi pur uscito dalla Compagnia è rimasto nel mio cuore: Tagliapietra, Arrigo Colombo, Marco Ferronato, Mario Sala.
E’ sempre molto bella e per me emozionante la “rassegna” che idealmente faccio della lunghissima lista di “soci” vivi e defunti: come se consultassi gli annuari.
Per tutti i "soci" ne nomino alcuni:…Vit, Ballis, Sorge, Dall'Asta, Pino Piva , Alaimo, Toni Melloni, Borgato, Covi, Severino, Cesare Bosatra, il Cardinal Carlo Maria Martini e tantissimi altri.
Li ricordo tutti con gratitudine e ne faccio riconoscente memoria con il loro grande Ignigo!