Sandro Bonardi Calzolari
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Ignazio di Loyola.

31/7/2016

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Foto

​Oggi La Chiesa fa memoria di Ignazio di Loyola.
Da sempre sono legato a questo Uomo di Dio ed alla Compagnia da lui fondata, i Gesuiti. Con loro ho un debito di riconoscenza incommensurabile.

Sono stato in qualche modo “gesuiticamente segnato” dalle origini: nato infatti a Colorno a pochi passi dalla Casa e Chiesa di Santo Stefano, prima sede  del Noviziato  aperto da Giuseppe Pignatelli il  “ restauratore della Compagnia di Gesù in Italia”,  dopo la soppressione; e a pochi metri dall’ospedale, il lazzaretto, dove a spalle  portava  i colerosi.  
​Quando ho aperto gli occhi è certo che ho visto quelle strutture.
Sul sagrato della Chiesa negli   anni  dell'infanzia in “quell'aura gesuitica” ho passato le ore migliori, inutilmente  reclamato dai miei di rincasare per i compiti,  per cenare, per il buio.....per andare a dormire…E' in quegli spazi che si è  consolidata la mia  pervicace disobbedienza, è lì che è maturata la mia indisciplina, il mio disordine, il mio vagabondaggio, ma anche la mia libertà. Il complesso di Chiesa e Noviziato è sulla sponda del torrente Parma. E’ quindi  tra “ Pieve ed argine” ,  (  titolo di Mazzolariana memoria ) che mi sono formato……. o deformato.
Assicuro che le sassate  e le frecce ( ferri di ombrelli, raggi di bicicletta )  tirate con l’arco che hanno magistralmente centrato le “zucche”  dei   coetanei  della riva opposta sono stati i miei fioretti più praticati  e non solo nel mese di Maggio , ma per tutto l'anno...
Sorrido all’idea del rigore del “riformatore” e del mio essere scapestrato….Un novizio Nicola Grassi racconta che “ il Pignatelli  indicava le mortificazioni a tavola e quelle private  , distribuiva la disciplina mostrando modo e tempo di usarla, come pure la catenella… introdusse l’intero metodo  giornaliero del novizio gesuita: meditazione, lettura spirituale, esame di coscienza, lavoro manuale, servizio di cucina umiliazioni in refettorio.  Mandava nelle case dei contadini con i giumenti per la questua i novizii che riportavano legna , sassi,  e calcina per fabbricare in vista di tutti  un porcile e sopra ad esso un pollaio e lavavano i piatti quasi in pubblico.”


A pochi chilometri dal mio  natio borgo  selvaggio  è nato un altro Gesuita, Antonio Criminali, dal cognome inquietante, in realtà uomo di buoni costumi ,  esempio di virtù cristiane e di coraggio di fronte alla morte.  Ha il non invidiabile primato di essere primo martire della Compagnia di Gesù.

Esattamente   400 anni prima della data del mio genetliaco (1539 – 1939) i compagni di s. Ignazio giunsero a Parma.  L’ amico Mario Castelli in un suo agile libretto “ I Gesuiti a Parma” annota  che papa Pio IV dice che la città era  “ come  un bosco de baccano, tanti homicidi furti e saxinamenti  sono fatti”.

E poi la mia permanenza per il Ginnasio al Collegio Cesare Arici a Brescia, la Lega  Missionaria Studenti, la colonia a Moneglia, dove padre Peraz  e Crepaz  mi hanno  vigilato.. nuotando a fianco  al largo in mare aperto  oltre la scogliera……
Gli esercizii ignaziani a Triuggio allora dettati da  P. Gaetano Bisol, che ci parlava di Giovanni Papini,  e della questione suscitata dal  suo  famoso libro  “Il diavolo”.
 
L’Antonianum a Padova, il coro Tre Pini, e tutte le attività della Scuola di Religione.
 
Il soggiorno ospite del Biblicum di Gerusalemme,
 
Gli esercizii  in terra Santa con i Gesuiti.
 
Le innumerevoli residenze  che mi hanno ospitato o per amicizia o per gli esercizii ( dalle varie case di  Roma,  all’Antonianum a Padova, a Roncovero, a Gressoney, San Fedele ed il Leone XIII a Milano, Villa Feleit a Bormio, Passo di Carezza, Trieste, Gorizia, Genova, Torino, Reggio Emilia, ( dove allora era  P. Gardin , tornato dalla prigionia in Albania), Modena (la comunità di Remo Sartori), Lonigo, Varese, Torino, Bassano, Ravenna, Bergamo,  Livorno, Follonica, Pescara, Gallarate, i vari Noviziati……. ).
 
Capitolo a parte  meriterebbe la residenza a Parma e  la Chiesa di san Rocco, vicino all’Università, La comunità  è stata per anni la mia seconda casa. Come posso dimenticare il “Belumat”   Tomaso De Barba?
E l’amicizia pluridecennale con Mario Castelli  ed i preti operai?
 
I  “Te Deum” al Gesù a Roma , dove ho avuto il dono  di  incontrare e parlare  con il P. Arrupe.
 
Le sistematiche visite e soggiorni “eremitici” ad Agrate Conturbia nel Novarese da p. Ignazio Fontana.
 
L’ elenco degli innumerevoli fratelli e padri conosciuti,  quasi tutti amici indimenticabili, è infinito.

Mi balza un ricordo: in un aeroporto di una città del medio Oriente, mentre impazienti aspettiamo l’arrivo dell' aereo,  incontro Padre Vozza allora Preposito Generale che ell’attesa di imbarcarsi  recitava  il breviario:  gli chiedo  di confessarmi, contando sulla fretta…. per l’assoluzione….

Mi sovvengo della  fittissima corrispondenza avuta per anni con i Missionari in Brasile (  Pa Cimiero ed altri ex  dell’ Arici), in Ciad  ( “Benve” Mendeni )  e con altri Padri sparsi in giro: la custodisco gelosamente
 
E poi chi pur uscito dalla Compagnia è rimasto nel mio cuore: Tagliapietra, Arrigo Colombo, Marco Ferronato, Mario Sala.

E’ sempre molto bella  e per me emozionante la “rassegna” che idealmente faccio della lunghissima lista di “soci” vivi e defunti:  come se consultassi  gli  annuari.
Per tutti i "soci" ne nomino alcuni:…Vit, Ballis, Sorge, Dall'Asta, Pino Piva , Alaimo, Toni Melloni, Borgato, Covi, Severino, Cesare Bosatra, il Cardinal Carlo Maria Martini e tantissimi altri.
Li ricordo tutti con gratitudine  e ne faccio riconoscente  memoria con il loro grande Ignigo!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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