Sandro Bonardi Calzolari
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Ulivo ferito

5/5/2016

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Faccio visita ad una amica che abita  nella campagna della “bassa”.
Ha un giardino molto bello che cura con passione e competenza.
La trovo turbata .  Capisco  il motivo quando mi mostra  un ulivo  “potato” da uno sprovveduto che, improvvisandosi botanico, lo ha “violentato” senza alcun criterio. 
A terra giace un cumulo di rami che contrastano tristemente con i  pochi  striminziti risparmiati.
 
Per confermarla nelle ragioni del suo  disappunto  le ho proposto questa  poesia dell'amico Danilo Dolci:
 
«L’olivo non parla
ma l’uomo deve capirlo:
soffre di pidocchi, di mosche,
soffre di parassiti vegetali e animali
ma noi uomini rischiamo per gli olivi
di essere i parassiti più pericolosi.
La zicca succhia il sangue ma l’uomo tira di più.
ci sono quelli che torturano gli alberi
al massimo sfruttamento:
con molte altre ferite, anche se ci viene la gomma
l’albero torturato non si chiude mai.
 
E se fanno qui vicino la centrale a carbone
soffrono le alberature e la cristianità,
oliveti che a costruirli c’è voluto secoli e secoli
in poche stagioni si possono distruggere.
 
Noi diciamo “L’olivu ardi mortu e vivu”.
Io ci sono affezionato alle alberature.
Se poto male l’olivo
ci rovino l’alberatura.
Bisogna dare alimento e, se l’alberatura è in forte salute,
tagliando nel punto giusto il meno possibile, non infracida,
per togliere il male e aiutare che abbia tutta la sua forza.
Un albero torturato, troppo sfruttato
non può durare tanto,
come una persona.
 
Gli alberi al vento si mantengono gli uni con gli altri
le raffiche del vento stroncano solo sulle strade.
A batterlo, a ramazzarlo
si maltratta l’alberatura,
è la pelle che mantiene fresco dentro
se si rompe la pelle la polpa dentro secca –
come il bambino: è meglio rinforzarlo,
a dare le botte ci puoi far male.
L’alberatura si può indovinare chi è,
come un cristiano».


Mi viene a mente che anch’io, alla casa  al mare, ho dovuto  contrastare lo “slancio”  di chi, pur mosso da buone volontà ed intenzioni, metteva mani  con piglio troppo deciso ad accetta  e cesoie..
​
Nel giardino c’è un secolare  olivo.
Il pensiero  va a frà David Maria Turoldo che vi fu ospite e cantò:
 
Albero dall'ombra lieve ...
 
Albero ramato di voti e speranze come non altro,
pianta dell'uomo che sogna olio fluente,
olio da versare sopra le ferite, olio
che consacri sempre un messia: olivo,
non del tuo legno son fatte le croci!
Albero di Cristo: “Anche gli olivi piangevano
quella Notte, e le pietre erano più pallide
e immobili, l'aria tremava tra ramo
e ramo: e Lui, tutto un sudore di sangue
- la bocca senza voce - mentre abbracciava la terra”.
Ma gli stessi olivi lo vedranno salire in alto
e sparire nel sole: gli stessi olivi
dai quali i fanciulli avevan strappato i rami
per corrergli incontro: una selva di rami
e di voci a cantargli d'allora l'osanna e alleluia.
Olivo, albero essenziale, dall'ombra lieve come
una carezza; e pure ossuto, e nodoso, e carico
di ferite, uguale alla vita: immagine
di ciò che più amiamo! Sempre un tuo ramo
trovi la colomba in volo dopo i diluvi ! E siano
i figli virgulti d'olivo intorno a ogni
mensa; e perfino la cenere fatta
di sue foglie d'argento plachi
le tempeste; come le stesse
del mercoledì delle ceneri mettano
in fuga anche la nostra morte.
E papa Giovanni, il padre del mondo, torni

col suo ramo d'olivo in mano...….
Immagine
Sono riconoscente all'amica pittrice Elena Brindani che mi fece dono di questo quadro.
Immagine
  Elena Brindani: " Albero dall' ombra lieve ". 2009
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