La montagna ed il mistero
Le montagne hanno sempre rappresentato e, seppure in minore misura oggi, rappresentano, con le loro strutture, un bastione non solo di ignoto ma di insopprimibile fascino.
Nella sua lunghissima storia probabilmente in un primo tempo l’uomo le ha osservate non solo come uno straordinario fenomeno fisico ma come un misterioso ambiente che ha dato vita ad un insieme di miti e di simboli che stanno a testimoniare una sua costante ricerca di un rapporto affettivo con l’ambiente naturale circostante.
L’uomo si è ben presto accorto che le montagne possono sembrare immobili, fisse da sempre e per sempre, ma sa che in realtà le pieghe della roccia, il vento , le tempeste ed i fulmini che le flagellano, l’aria leggera che si “arrampica” lungo i canaloni, il precipitare fragoroso dell’acqua di una cascata o il nascosto zampillare di una sorgente cambiano senza posa….
E poi il clima: così mutevole , bizzarro, paurosamente imprevedibile. Il vento che come brezza accarezza ogni cima, all’ improvviso violento e rabbioso, aggredisce e spazza ogni cosa.
Il sole che acceca e scioglie inesorabilmente il ghiaccio di millenni, riducendolo goccia a goccia in ruscello, in un attimo lascia il posto al buio pauroso di un temporale che scroscia terribile e fa franare quanto è instabile.
E quando la neve avvolge in un riposo cosmico cime e convalli, e quando la sera dolce allunga le ombre di torri e di alberi, e la notte viene a dare riposo al creato, l’uomo è costretto a dare a questi valori fisici valenza metafisica. Normale quindi che nel tentativo di spiegare questa massa confusa di elementi naturali, percepiti come strani ed incomprensibili fenomeni, li abbia trasformati in racconti, miti, leggende.
Oggi , così tronfi e sicuri del nostro sapere scientifico, sorridiamo di tutto ciò, ma chi è più attento alla nostra umana avventura sente con nostalgia che il baluginare di un fulmine a ciel sereno poteva essere, e perché no, la coda di un drago incastonata da innumerevoli diamanti; la forma di una nuvola il volo di un animale fantastico; l’urlo del vento il lamento senza posa delle anime dei defunti; le frane, le valanghe, i crolli delle torri, la punizione della divinità offesa. E l’asciugarsi di una fonte lo scherzo di uno gnomo; il tremore delle foglie degli alberi, i giochi degli elfi; il prosciugarsi dei laghetti o la scomparsa di un pastore la cattiveria delle streghe.
Le montagne hanno sempre rappresentato e, seppure in minore misura oggi, rappresentano, con le loro strutture, un bastione non solo di ignoto ma di insopprimibile fascino.
Nella sua lunghissima storia probabilmente in un primo tempo l’uomo le ha osservate non solo come uno straordinario fenomeno fisico ma come un misterioso ambiente che ha dato vita ad un insieme di miti e di simboli che stanno a testimoniare una sua costante ricerca di un rapporto affettivo con l’ambiente naturale circostante.
L’uomo si è ben presto accorto che le montagne possono sembrare immobili, fisse da sempre e per sempre, ma sa che in realtà le pieghe della roccia, il vento , le tempeste ed i fulmini che le flagellano, l’aria leggera che si “arrampica” lungo i canaloni, il precipitare fragoroso dell’acqua di una cascata o il nascosto zampillare di una sorgente cambiano senza posa….
E poi il clima: così mutevole , bizzarro, paurosamente imprevedibile. Il vento che come brezza accarezza ogni cima, all’ improvviso violento e rabbioso, aggredisce e spazza ogni cosa.
Il sole che acceca e scioglie inesorabilmente il ghiaccio di millenni, riducendolo goccia a goccia in ruscello, in un attimo lascia il posto al buio pauroso di un temporale che scroscia terribile e fa franare quanto è instabile.
E quando la neve avvolge in un riposo cosmico cime e convalli, e quando la sera dolce allunga le ombre di torri e di alberi, e la notte viene a dare riposo al creato, l’uomo è costretto a dare a questi valori fisici valenza metafisica. Normale quindi che nel tentativo di spiegare questa massa confusa di elementi naturali, percepiti come strani ed incomprensibili fenomeni, li abbia trasformati in racconti, miti, leggende.
Oggi , così tronfi e sicuri del nostro sapere scientifico, sorridiamo di tutto ciò, ma chi è più attento alla nostra umana avventura sente con nostalgia che il baluginare di un fulmine a ciel sereno poteva essere, e perché no, la coda di un drago incastonata da innumerevoli diamanti; la forma di una nuvola il volo di un animale fantastico; l’urlo del vento il lamento senza posa delle anime dei defunti; le frane, le valanghe, i crolli delle torri, la punizione della divinità offesa. E l’asciugarsi di una fonte lo scherzo di uno gnomo; il tremore delle foglie degli alberi, i giochi degli elfi; il prosciugarsi dei laghetti o la scomparsa di un pastore la cattiveria delle streghe.